L’incontro – Capitolo 13

Il messaggio era comparso non per una magia strana ma perché lei l’aveva richiamato dalle viscere del telefono. Gli occhi non volevano leggere mentre la mente voleva sapere.
Tutto durò una frazione di secondo, poi pensiero, vista, sentimenti furono un tutt’uno e all’unisono cominciarono a imprimere vocali e consonanti che formavano le parole nella retina ricomponendo il messaggio.
«Tra dieci giorni sarò da te. Matteo».
Micaela osservava il messaggio e taceva, lo rileggeva e non pensava, era ipnotizzata dal telefono come dagli occhi del medium. Non sapeva se fosse contenta oppure dispiaciuta, perché la risposta non era come aveva ipotizzato né in un senso né nell’altro. Si chiese come avrebbe reagito tra dieci giorni: abbracciandolo oppure ignorandolo. La mente continuava a girare in folle come un motore imballato con la marcia disinserita.
“Ma i dieci giorni sono già trascorsi? Quanto tempo è passato dall’arrivo del messaggio?” si domandò incredula, mentre le noti di “un senso di me” di Elisa si diffondevano per la stanza, risvegliandola dalla trance nella quale era caduta. Il panico l’avvolse, perché era sicura che fosse Matteo che stava facendo sentire la sua voce.
“La voglio ascoltare?” si domandò, mentre il suono continuava ad assordarle i timpani.
Meccanicamente premette il tasto verde e appoggiò il telefono all’orecchio, mentre una voce familiare veniva percepita dalla mente. Era Silvia, che per un misterioso sesto senso le veniva in soccorso.
“Sei diventata muta?” le chiese ridendo, perché non udiva nulla al termine degli squilli.
Micaela trasse un profondo respiro, perché l’ansia le aveva ottenebrato la vista e fatto mancare la parola. Cominciò a parlare incerta e titubante, come se non fosse persuasa di sentire chiara e forte la voce dell’amica. Dopo qualche balbettio che suscitò nuove risate di Silvia, riprese a discorrere rinfrancata man mano che metabolizzava quei suoni familiari.
“Sono sveglia da pochi minuti. Ma l’aspetto singolare è che mi pare di aver percepito che tu abbia necessità urgente di un consiglio, di confidarti con me” le disse la ragazza, mentre Micaela sentiva Gianni brontolare accanto a lei.
Questa affermazione l’ammutolì completamente, mentre spalancava gli occhi senza riuscire a proferire una sola parola.
“Dimmi che è stato solo un brutto sogno” proseguì l’amica. “Non posso credere di essere ancora sveglia completamente e di aver captato una tua richiesta in tal senso. Eppure la sensazione è stata talmente forte e cogente che non ho potuto fare a meno di chiamarti”.
Un pianto liberatorio proruppe dagli occhi di Micaela.
“Non hai mai avuto un’intuizione migliore di questa!” esclamò felice la ragazza incredula di ascoltare la voce rassicurante di Silvia. “Ho la testa confusa. I pensieri sembrano maionese impazzita. Nonostante tutta la confusione che mi pervade non mi è sembrato di averti pensato così intensamente da trasmettere un messaggio di aiuto”.
“Me lo sentivo” rispose laconica Silvia, che sperava di aver vissuto solo un incubo. “Racconta. Ma no, aspetta. Come stai? Sei in ferie oppure lavori ancora nel cantiere? Se vuoi c’è ancora un posticino libero nell’agriturismo dove siamo. Raggiungici a…”.
“No, non è giusto che abbiate una single tra i piedi” la interruppe prontamente, iniziando un racconto confuso e sconclusionato, senza né capo né coda esattamente come i pensieri fluivano ovvero in modo caotico.
“Calmati, Michi!” disse l’amica spezzando quel flusso di parole incoerenti. “Ricomincia dall’inizio. Cosa è successo esattamente?”
“Credevo che fosse in un atollo del Pacifico…” continuò la ragazza, accavallando parole e singhiozzi.
“Ma chi è nel Pacifico?”
“Ma lui… no! E’…”
“Ascoltami bene, Michi. Non ci sto capendo un cazzo!” concluse Silvia in gran confusione per mettere fine a una telefonata surreale. “Prepara la valigia, chiudi la casa e prendi l’Eurostar per Firenze. Saremo a Santa Maria Novella a prenderti. Così mi racconterai con calma quello che è successo … Sta fermo Gianni! Sto parlando con Micaela”.
“Ma..” balbettò la ragazza.
“Niente ma” la zittì l’amica. “Sei in stato confusionale. Dieci giorni di vacanza saranno un toccasana per te. Vuoi morire di stress?”
Mentre Silvia parlava, dandole le istruzioni, lei si domandava per quale strana premonizione le aveva telefonato intuendo il suo stato di disagio mentale. L’amica le stava dicendo quale treno prendere, dove scendere, cosa fare ma nessuna di queste informazioni furono recepite.
“Hai capito bene tutto?” le chiese al termine.
“No” fu la risposta laconica e tremolante di Micaela. Era stata distratta da mille pensieri, aveva divagato, senza udire una sola parola di Silvia, pensando al messaggio di Matteo, ai genitori ignari dei nuovi progetti, a come l’amica aveva percepito il suo affanno. Un nuovo pensiero prese forma nella sua mente e la mise in ansia: non aveva denaro sufficiente per una vacanza non programmata.
“Ascoltami con attenzione” disse spazientita Silvia. “Prendi la moleskina, la penna e comincia a scrivere senza pensare ad altro”.
“Non posso venire” le rispose.
“Quale altro impedimento hai escogitato?” le domandò con la voce alterata.
“Non ho denaro a sufficienza per la vacanza” ammise affranta con la voce incrinata per la vergogna, mentre le guance erano imporporate per l’imbarazzo. di ammettere di non potersi permettere dieci giorni di ferie.
Prima di udire Silvia, ascoltò Gianni che rideva e diceva qualcosa che non riusciva ad afferrare.
“Solo per questo banale motivo?” le rispose ridendo. “Sciocca! Nessun problema visto che offre Gianni per me. Mi posso permettere di pagarti i dieci giorni! Hai soldi a sufficienza per il biglietto del treno”.
“Non lo so … ma penso di sì”.
“Controlla. Ricorda che devi fare solo andata Padova – Firenze. Non dovrebbe essere un cifra spropositata”.
“Sì. Forse ce la faccio …”
“Rompi anche il porcellino per recuperare gli spiccioli” disse ironica.
“Non ce l’ho!” rispose come se si sentisse in colpa.
“Uffa! E va bene. Ora prendi nota di quello che ti dico” replicò spazientita e divertita.
Con calma ricominciò a dettarle le istruzioni da seguire prima di salire in treno e dove scendere.
“Un’ultima cosa” aggiunse perentoria Silvia. “Spegni il telefono e tienilo chiuso, finché non sei sul treno. Così non ti vengono altre tentazioni. Segui le istruzioni e tutto andrà bene. A dopo”.
Micaela guardò il telefono mentre si spegneva ancora incredula per la sequenza di avvenimenti incredibili che si erano susseguiti da quando aveva aperto gli occhi.
Anche se aveva solo le mutandine, queste erano bagnate fradice di sudore e dei suoi umori a causa della tensione e dell’afa. Ripensò allo scambio di SMS con Matteo, alla telefonata provvidenziale dell’amica, ai dieci giorni di ferie nell’agriturismo vicino a Siena, al lungo viaggio che l’attendeva e alla giornata che era solo all’inizio.
“Se voglio prendere questo benedetto Eurostar devo sbrigarmi. E molto in fretta senza gingillarmi in altri pensieri”.
Ci sarebbe stato tutto il tempo per riflettere durante il tragitto verso Firenze.

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